Bambini, genitori e smartphone: come negoziare un difficile rapporto con la tecnologia?

La cultura dei bambini e degli adolescenti è stata stravolta dagli smartphone e i social network. Il modo stesso in cui i giovani usano il cellulare ha creato un nuovo modo di imparare, che grazie a internet e alla connessione costante sui social si è fatto più interattivo e più legato all’aspetto ludico (il così detto participatory learning).

Se da un lato la diffusione capillare degli smartphone sta cambiando in meglio lo stile di insegnamento ai bambini (insegnamento che era ancora troppo modellato su un modo di imparare meno funzionale per i bambini ), dall’altro però porta con sé una potenziale dipendenza dalla tecnologia. Si stima infatti che il 68% dei bambini sotto agli 11 anni in Italia abbia uno smartphone, e la cifra sale a quasi il 90% se si guarda la fascia 15-18. Mentre la media usa il telefonino intorno alle sei ore al giorno, il 24% lo usa per otto ore al giorno o più, e il numero sale fino al 34% tra coloro che hanno ricevuto il cellulare prima dei 10 anni di età.

La “patologia” più nota che indica una dipendenza da smartphone è la nomofobia, ovvero la paura incontrollata del non essere connessi alla rete, ma il quadro complessivo degli effetti che può avere una dipendenza di questo tipo sui più giovani, soprattutto quelli sotto ai 9 anni, è lontano dall’essere stato definito con precisione. Alcuni studi su bambini Coreani hanno evidenziato come una dipendenza da smartphone nei più piccoli può avere delle conseguenze fisiche molto serie, dal mancato sviluppo delle funzionalità dell’emisfero destro del cervello al rallentamento del lobo frontale, che è legato all’abilità di pensare, giudicare e concentrarsi, oltre a creare stati psicologici quali ansia, stress e depressione.

Molte ricerche si sono focalizzate sul come prevenire la dipendenza da smartphone nei più piccoli (prevenire un dipendenza è più facile che curarla). La maggior parte si è concentrata sul ruolo dei genitori e sul tipo di regole e strategie da adottare per prevenire la dipendenza e al contempo bilanciare le necessità dei bambini di appartenere a un gruppo e di imitare i propri compagni (impensabile al giorno d’oggi semplicemente vietare il cellulare). Le strategie inoltre cambiano con l’età: se per i bambini più piccoli regole severe, stabilità e ripetizione aiutano a interiorizzare un pensiero, con gli adolescenti l’imposizione di regole rigide si è rivelata essere un’arma a doppio taglio, perché leggi inflessibili generano negli ragazzi il desiderio quasi immediato di infrangerle.

Ecco quindi sei consigli dal mondo della ricerca, che possono aiutare i genitori a navigare questo difficile negoziato.

  1. Dai il buon esempio. I genitori influenzano attivamente l’atteggiamento dei figli nei confronti degli smartphone attraverso un semplice processo di modeling, ovvero di imitazione. Il primo passo dunque per evitare una dipendenza è quello di non mostrarsi sempre al cellulare e di sforzarsi per creare un dialogo con i propri bambini. Una buona relazione genitore-figlio infatti può generare una soddisfazione e un senso di benessere che a sua volta può prevenire una dipendenza, abbassando i livelli di ansia sociale ai quali il bambino potrebbe essere esposto.
  2. Metti delle regole di utilizzo, ma spiega il perché (e sii pronto a rinegoziarle quando i figli saranno in pre-adolescenza). Ci sono tre modi per un genitore per impartire una disciplina. La mediazione restrittiva, che impone regole e ritmi. La mediazione attiva, che impone regole ma le spiega e le contestualizza, e la co-mediazione, che fa sì che il genitore condivida le attività con il figlio senza mettere restrizioni ma seguendo i figli da vicino. Alcuni studi sembrano indicare che per gestire al meglio i social media la mediazione restrittiva sia più efficace con i bambini, mentre quella attiva sia meglio digerita dagli adolescenti. In ogni caso i due estremi, regole troppo rigide o la mancanza completa delle stesse, sembra portino a effetti negativi: da una parte ribellione e rabbia, dall’altra mancanza di obiettivi e di concentrazione.
  3. Interagisci con i tuoi figli con delle attività offline: crea una serie di attività da fare assieme che vadano a rafforzare le regole senza lasciare un vuoto. Il dettare delle regole deve essere accompagnato da una interazione attiva tra genitori e figli. Questa può essere un’attività condivisa (con i più piccoli la fiaba della buona notte o leggere un libro insieme, con i più grandi una gita assieme, il fare i compiti) o anche un dialogo genitori-figli nei quali gli ultimi si sentono accolti, considerati e partecipi.
  4. Crea opportunità perché i bambini possano avere delle interazioni regolari nella vita reale (per esempio club sportivi, associazioni culturali o ludiche, iscrizioni a una squadra etc..). Sebbene alcuni studi indichino che ci sono dei tratti personali che potrebbero agevolare una dipendenza da smartphone (timidezza, introversione, essere figli unici), il contesto sociale all’interno del quali i bambini si muovono può fare la differenza tra un bambino che usa lo smartphone per isolarsi e non affrontare una realtà di cui ha paura, e un bambino che usa le risorse social per connettersi con i suoi compagni coi quali condivide anche una vita al di fuori della rete. Per questo è importante abituare i bambini a vivere in un contesto sociale e creare delle attività ripetute e cadenzate che permettano loro di sviluppare le loro abilità sociali. In questo senso ideali sono i club sportivi, le associazioni culturali, i gruppi organizzati.
  5. Permetti ai bambini di spendere  tempo libero in autonomia con altri bambini. I bambini sono più vulnerabili all’approvazione dei loro coetanei piuttosto che quella degli insegnanti o dei genitori. Avere quindi un circolo di amicizie, sentirsi vicini ai propri coetanei e avere l’occasione di confrontarsi con loro in autonomia è fondamentale per un bambino affinché possa sviluppare quelle doti sociali che gli permetteranno di non sentirsi in ansia quando in gruppo, e di non preferire il comfort dell’interazione dietro allo schermo. E’ necessario quindi permettergli di socializzare anche fuori da scuola con altri bambini (feste di compleanno, giardini pubblici etc..).

Mai prima dei 10 anni. Secondo l’American Academy of Pediatrics l’età giusta per introdurre il cellulare è quella preadolescenziale, quindi tra gli 11 e i 13 anni, sebbene dipenda molto dallo sviluppo emotivo di ciascun individuo. L’età giusta è quella in cui gli adolescenti iniziano a sviluppare abilità come la risoluzione dei problemi, il pensiero critico e il controllo degli impulsi. Se queste abilità sono riscontrabili, si può introdurre l’uso dello smartphone.

Se vuoi saperne di più

Clark LS. Parental mediation theory for the digital age. Communication Theory 2011; 21:323–343

Eu.Re.S, Ricerche Economiche e Sociali (2019), Smartphone addicted. Vissuto dei giovani e strumenti di intervento. https://www.eures.it/smartphone-addicted-vissuto-dei-giovani-e-strumenti-di-intervento/

Hwang Y., Jeong, S.H. (2017) Predictors of Parental Mediation Regarding

Children’s Smartphone Use. CYBERPSYCHOLOGY, BEHAVIOR, AND SOCIAL NETWORKING.

Ihm J. (2018), Social implications of children’s smartphone addiction:
The role of support networks and social engagement. Journal of Behavioral Addictions 7(2), pp. 473–481 (2018).

Marsh, J. (2010a). Young children’s play in online virtual worlds. Journal of Early Childhood Research, 7(3), 1–17.

Park C. and Park Y. R. (2014) The Conceptual Model on Smartphone Addiction among Early Childhood. International Journal of Social Science and Humanity, Vol. 4, No. 2.

Pizzo S., Costantino C., Giliberti D., Calo` I., Vella C., Conforto A., Sannasardo C., Gambino R., Casuccio A. (2020), Misuse and addiction to mobile phones in a sample of first-grade secondary school students of Palermo. European Journal of Public Health, Volume 30 Supplement 5.

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